Oltre i muri. Sugli attacchi al popolo curdo e palestinese di queste ore

“L’occupazione israeliana non è soltanto una questione politica, è anche un problema di salute mentale. L’ingiustizia, le umiliazioni quotidiane e i traumi, di cui ciascun palestinese fa esperienza, feriscono ripetutamente la psiche individuale e collettiva del mio popolo” scrive Samah Jabr in ‘Da Dietro i fronti. Cronache di una psichiatra psicoterapeuta palestinese sotto occupazione’.
In queste ore si stanno verificando degli attacchi militari pesantissimi da parte di Turchia e Israele contro la popolazione di due terre da sempre martoriate perché oggetto di interessi economici e coloniali, il Rojava (la parte del Kurdistan nella Siria del nord ovest) e la Palestina.

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Contagio, oltre il contatto

Come descritto nel Resoconto onirico, Contatto 23 è stato un festival e una festa, una catarsi liberatoria in tempi di catastrofi, lutti e disperazione. La nostra medicina contro la solitudine. Abbiamo ritrovato il contatto umano dopo l’isolamento sociale, abbiamo riso, ballato, mangiato, pianto e ascoltato collettivamente, siamo uscitə dalla nostra depressione e ansia individuale cercando un momento di estasi collettiva attraverso l’arte, la spiritualità, la musica, l’umorismo, le sostanze, la cura e l’affetto. Contatto 23 ci ha dato anche la possibilità di scambiare idee ed esperienze riguardo alla nostra salute mentale, al nostro benessere e alla possibilità di vivere una vita piena e dignitosa in linea con le riflessioni che lanciammo nella chiamata a Convergere per una salute pubblica, universale e comunitaria. Molte discussioni sono state attraversate da disaccordi comuni, dicotomie che hanno tagliato trasversalmente i tavoli in cui abbiamo dialogato di contenzione, ecologia, scuola, genere, sostanze, spazi urbani, migrazioni e conflitti. La multidisciplinarietà fa parte del nostro modello di supporto integrale e del nostro posizionamento politico conflittuale e opposto alla frammentazione del sapere, delle identità e all’alienazione della vita. 

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Contatto23: un resoconto onirico

di Liv.

È sera, l’afa della siccità morde la notte a Milano, domani è lunedì, qualcuno ancora fa festa sotto la luna, qualcuno è arrivato adesso, qualcuno torna a casa a passi inquieti, come me.

Cascina Torchiera sta al confine tra la vita e la morte, in un limbo fatto di musica, saggezze e polvere, sotto gli sguardi di spettri dipinti. Un attimo di distrazione e Viale Certosa quasi ti butta dentro al Cimitero Maggiore, in mezzo alle sue torri fatte di pizzo grigio, dove si respira un altro respiro. Bisogna ricordarsi di salutare con un cenno del capo e poi svoltare all’ultimo, verso quell’aiuola alberata incolta che sa di campagna – e poi si arriva. E se si arriva è perché dentro c’è qualcosa, dentro c’è quello che cerchi, perché al confine tra la vita e la morte non si capita mai per caso.

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MILANO FA MALE – Introduzione a Contatto ’23

Contatto quest’anno è alla sua seconda edizione. È un’iniziativa che nasce da un desiderio espresso durante una delle nostre riunioni. Tra l’altro quel giorno eravamo in poche di noi, un po’ spaesate, senza ordine del giorno, riflessioni a ruota libera da cui è emersa una voglia forte di fare un benefit in cui fare festa tuttɜ insieme, dopo due anni di pandemia in cui non ci è stato possibile condividere sguardi, abbracci, discussioni (se non online su zoom o peggio nel contenitore alienante e distruttivo di twitter o altre piattaforme commerciali). Ovviamente questo fare festa ha assunto il carattere anche del confronto politico. E l’idea che la salute mentale potesse essere un argomento trasversale a tante altre questioni, per cui da anni stiamo combattendo, è risultato un meraviglioso pretesto per tirare in mezzo più collettivi, soggettività politiche, gruppi e persone possibile.

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