Cent’anni di Basaglia

L’11 Marzo 1924 nasceva Franco Basaglia.

È impossibile ricordare quello che Basaglia è stato in poche righe ed è ancora più difficile sapendo che di Basaglia, di Gorizia, di Trieste e della legge 180 si parla sempre meno, dentro e fuori la psichiatria.

L’opera basagliana è scarsamente letta e studiata, a volte relegata a una dimensione storica che ne svilisce l’estrema attualità. Nonostante questa consapevolezza, osserviamo nascere un nuovo interesse verso i testi di Basaglia e delle persone che hanno lavorato con lui, a partire da sua moglie Franca Ongaro. Diversi libri – come “Morire di Classe”, ma non solo – sono stati recentemente riscoperti e ripubblicati e ci auguriamo sia un rinascimento basagliano.

In questa data speciale per noi è importante ribadire l’attualità dell’esperienza di Gorizia e di Trieste. La legge 180 è stata, infatti, una rivoluzione – forse l’unica vera rivoluzione compiuta in Italia – ma è altresì un’esperienza mai realizzata nella sua totalità e complessità.

Basaglia è stato ostracizzato e ostacolato dai suoi stessi colleghi, mandato al confino per punizione dall’istituzione universitaria, reazionaria allora come purtroppo spesso ancora oggi. Un confino imposto da persone incapaci di immaginare le immense potenzialità dei luoghi marginali: crocevia di culture, esperienze e umanità, luoghi dove è possibile vedere la violenza dei muri e sognare l’utopia di abbatterli. L’esperienza di Basaglia nasce e fiorisce nel confine, ma prospera in un contesto culturale in cui la società italiana è capace di comprendere la potenza di questa esperienza prima che lo facciano le istituzioni.

«La cosa importante è che abbiamo dimostrato che l’impossibile diventa possibile. Dieci, quindici, vent’anni fa era impensabile che un manicomio potesse essere distrutto. Magari i manicomi torneranno a essere chiusi e più̀ chiusi di prima, io non lo so, ma a ogni modo noi abbiamo dimostrato che si può̀ assistere la persona folle in un altro modo, e la testimonianza è fondamentale. Non credo che il fatto che un’azione riesca a generalizzarsi voglia dire che si è vinto. Il punto importante è un altro, è che ora si sa cosa si può̀ fare.»

Conferenze brasiliane, p. 142-143

Il contesto culturale che viviamo adesso è molto diverso, ma non è diversa la violenza istituzionale.

Chiudere il manicomio è stato un primo passo, ma è rimasta la volontà di ignorare che il manicomio è molto di più che un luogo fisico. Il manicomio sono le pratiche, sono gli abusi delle istituzioni, sono tutte quelle situazioni in cui il malessere fisico e psicologico diventa una responsabilità individuale nell’assoluzione della società.

Il manicomio è nelle violenze e nella privazione dei diritti fondamentali che accadono ogni giorno nei CPR, luoghi terribili e indegni di un paese che vuole dirsi “civile”. Il manicomio è nelle carceri, dove il numero dei suicidi ha raggiunto picchi agghiaccianti. Il manicomio è nelle procure che cercano di reprimere violentemente il dissenso ed è nei manganelli della polizia. Il manicomio è ancora ai confini, i confini di Basaglia, quelli della rotta balcanica. Ed è ai confini del mediterraneo, il “mare nostro”, un cimitero di corpi di cui non abbiamo avuto rispetto né nella vita né nella morte. Il manicomio è in tutti quei luoghi in cui si erigono muri e dentro si uccide, nell’omertà, giustificandolo come atto necessario. E il manicomio è ancora dentro la nostra società, dentro di noi, ogni volta che non permettiamo alla nostra sofferenza di diventare voce e parlare. E ancora, è dentro l’istituzione psichiatrica e psicologica, che deve fare i conti con Basaglia non come un feticcio storico o un trofeo da tenere in bacheca, ma come un tesoro di conoscenza attuale e quotidiano.

«Se non riconosciamo che noi facciamo parte del mondo della minaccia e della prevaricazione da cui il malato si sente sopraffatto, non potremo capire che la crisi del malato è la nostra crisi.»

L’istituzione negata, p. 173

«Il nostro discorso antiistituzionale, antipsichiatrico (cioè antispecialistico) non può mantenersi ristretto al terreno specifico del nostro campo d’azione. La polemica al sistema istituzionale esce dalla sfera psichiatrica, per trasferirsi alle strutture sociali che lo sostengono, costringendoci ad una critica della neutralità scientifica, che agisce a sostegno dei valori dominanti, per diventare critica e azione politica.»

L’istituzione negata, p.11

Nella speranza che Basaglia torni a essere letto nelle aule universitarie e nelle scuole, che diventi di nuovo un vivo oggetto di dibattito fra i professionisti e nella società civile, approfittiamo di questo giorno per ricordarlo attraverso alcune sue citazioni e testi. Che Franco Basaglia possa vivere ancora a cent’anni dalla sua nascita e che possa continuare a essere un faro nella lotta.

«Quello che si deve arrivare a capire è che il valore dell’uomo, sano o malato, normale o anormale, va oltre il valore della salute e della malattia, della normalità e della anormalità; che la malattia e la anormalità, come ogni altra contraddizione umana, possono essere usate come strumento di appropriazione o di alienazione di sé, quindi come strumento di liberazione o di dominio. (…)  Se il valore è l’uomo, la salute e la normalità non possono rappresentare la norma dato che la condizione dell’uomo è di essere sano e insieme malato, normale e insieme anormale.»

L’utopia della realtà, p. 299-300

Testi e risorse

Per chi non ha mai letto nulla consigliamo:“Conferenze brasiliane”, Raffaello Cortina, 2000

Franco Basaglia, “Che cos’è la psichiatria?” Piccola biblioteca Einaudi, Torino, Einaudi, 1973

Franco Basaglia, “L’istituzione negata”, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 1968

Franco Basaglia “La maggioranza deviante”, Torino, Einaudi, 1971

Franca Ongaro (a cura di), “L’utopia della realtà (raccolta di saggi scritti tra il 1963 e il 1979)”

Franca Ongaro Basaglia, “Salute / malattia, Le parole della medicina”, a cura di Maria Grazia Giannichedda,  Collana180, Edizioni Alpha Beta Verlag, 2012

John Foot, La “Repubblica dei Matti”: Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978

Tom Burns and John Foot, “Basaglia’s International Legacy: From Asylum to Community”, Oxford University Press, 2020

Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio (a cura di) “Franco Basaglia”, Merano: Alpha Beta, 2020.

Franco Rotelli (a cura di), “L’istituzione inventata: Almanacco Trieste, 1971-2010”, Merano: Alpha Beta, 2016

Giovanna Del Giudice, “… e tu slegalo subito. Sulla contenzione in psichiatria”, Collana180, Edizioni Alpha Beta Verlag, 2020

Giuliano Scabia “Marco Cavallo. Da un ospedale psichiatrico la vera storia che ha cambiato il modo di essere del teatro e della cura”, Collana 180, Edizioni Alpha Beta Verlag, 2018

Alberta Basaglia, “Le nuvole di Picasso”, Feltrinelli Edizioni, 2014

Di recente ristampa:

Franca Ongaro (a cura di), Morire di Classe, Il Saggiatore

Franco Basaglia, Scritti (1953-1980), Il Saggiatore

Baldini & Castoldi ha appena rieditato quattro testi classici: Che cos’è la psichiatria, La maggioranza deviante, L’istituzione negata, Crimini di pace

Documentari/video:

Sergio Zavoli – “I giardini di Abele”: documentario con immagini del 1968 sulla apertura del manicomio di Gorizia https://www.raiplay.it/programmi/zavoliincontrabasaglia

“La favola del serpente” documentario svedese del 1968 su Gorizia: https://www.youtube.com/watch?v=WCjh0M7a4P0

“Matti da slegare” documentario del 1975: https://mubi.com/it/it/films/fit-to-be-untied

Archivi:

Archivio Basaglia (Venezia)
palinsestobasagliano.info

Interviste video