Siamo la Brigata Basaglia, un collettivo che si occupa di salute mentale, in una prospettiva politica, femminista e comunitaria.
💜🔥 Siamo qui per dire, urlare, che l’8 marzo è un giorno di lotta contro il sistema patriarcale che ci vuole ammalare, contro un sistema violento e sessista.
Rivendichiamo il diritto a vivere in una societĂ la cui politica deve mettere al centro la tutela della salute mentale, fisica e sociale, di tutte, tutti e tuttu. Quale principio universale.
E oggi ci arrabbiamo perché riconosciamo che in questo sistema sono le donne, persone non binarie, trans, omosessuali, migranti e economicamente fragili a rimetterci “la testa” e il corpo.
Perché la politica di questo sistema destina le risorse collettive a macchine di morte come Leonardo SpA e riduce i fondi per i Centri Antiviolenza, per gli assegni a* care-givers di persone non-autosufficienti (da giugno 2024 l’assegno mensile della misura b1, del fondo non autosufficienza, passerà da 750 euro a 400 euro).
Perché reprime il dissenso e lo fa con la violenza fisica e il terrore, perché manganella chi porta solidarietà alla resistenza palestinese e si oppone al genocidio in corso operato da Israele nei confronti del popolo palestinese.
Perché per tanto tempo ha ignorato le condizioni dei migranti chiusi nei CPR.
Queste sono decisioni che hanno matrice culturale di stampo patriarcale, sessista, fascista, razzista, abilista e classista.
E bisogna quindi riconoscere che l’istanza della salute mentale è trasversale.
Non c’è salute mentale senza giustizia. Non c’è salute mentale quando il lavoro di cura viene delegato ad un gruppo sociale (pensiamo alla femminilizzazione e razzializzazione del lavoro di assistente familiare – badante) e invisibilizzato nella sua fatica fisica e psicologica e che rimane comunque povero, o quello di cura domestico / familiare spesso a carico principalmente delle donne e in forma gratuita (si chiama sfruttamento).
Non può esserci salute mentale nelle carceri e nei CPR, spazi di detenzione istituzionalizzata, dove quotidianamente si perpetrano sui corpi e le menti pratiche abusanti, denigranti, repressive e di confinamento.
Non può esserci salute mentale nella precarietà economica e abitativa, non può esserci salute mentale nel lavoro povero e sfruttato che ricade su alcune soggettività , in particolare donne e migranti.
Di questo contesto, denunciamo inoltre il progressivo e sistematico de-finanziamento della spesa destinata alla salute pubblica; la mancanza di servizi accessibili economicamente per il supporto psicologico acuisce il malessere e rinforza questo sistema sessista ed escludente; in città tra l’altro, come Milano, con un costo della vita sempre più proibitivo.
L’8 marzo è quindi un giorno di lotta per la salute mentale perché vuole visibilizzare il lavoro di cura, il suo riconoscimento nel suo carico psicologico oltre che fisico, per superare la logica patriarcale della delega ad un genere, chiedendo che sia adeguatamente sostenuto nella sua dimensione collettiva, nella sua essenzialità a favore di tutte, tutti e tuttu. Altrimenti scioperiamo!
L’8 marzo è un giorno di lotta anche per la salute mentale, quando si parla di accesso all’aborto, libero e sicuro. Libero dal terrore che cultura e dogmatismi religiosi cattolici, degli obiettori di coscienza cattolici e pro-vita possono produrre.
E’ un giorno di lotta per la salute mentale, quando si denuncia la violenza ostetrica.
L’8 marzo è anche salute mentale, politica e comunitaria, quando si pretende il diritto al lavoro con uno stipendio dignitoso, alla possibilità di conciliare vita lavorativa e vita privata. La possibilità -psicologica e economica- di sottrarsi a relazioni abusanti e violente.
L’8 marzo e’ un giorno di lotta per la salute mentale perché si parla di accessibilità ai percorsi di prevenzione dei tumori che colpiscono le donne e di percorsi di affermazione di genere per le persone trans.
L’8 marzo è anche un giorno di lotta per la salute mentale quando si riconosce in particolare le donne, omosessuali, persone trans e non binarie si trovano ad affrontare in contesto urbano e/o nei luoghi di lavoro aggressioni e molestie, esperienze che lasciano ferite e traumi a livello psicologico ed emotivo.
E.. no non c’è salute mentale con il genocidio in corso nei confronti del popolo palestinese verso cui la Basaglia è solidale e dichiara di supportarne la resistenza!
Infine, l’8 marzo è anche salute mentale, politica e comunitaria, perché come dice Samah Jabr, psichiatra palestinese a cui siamo molto legate, “resistere è terapeutico”.
Quindi resistiamo insieme, e resistere è un atto di cura, che fa bene individualmente e come corpo sociale // individuale e della comunità in cui viviamo.
Quindi, L’8 marzo resistiamo e attraverso la resistenza curiamo le nostre ferite e quelle delle persone intorno a noi. L’8 marzo è ogni giorno dell’anno, in ogni -piccolo o grande- gesto di cura, e per ricordarci anche che non siamo da sole. 💜🔥💜🔥